Capitolo 3: WHY CAN'T THIS BE LOVE
Umabel gridò di dolore.
La lama angelica era fredda in netto contrasto col sangue che caldo scivolava su di essa lento, inesorabile.
Gridò di dolore, ma il suo sguardo freddo e sicuro fece capire a Raziel che no, non aveva intenzione di cedere.
“
PARLA!” gridò esasperato l'Arcangelo. La mano, ricoperta di sangue scarlatto, fremette facendo tremare la lama sul volto dell'angelo che rimase impassibile “
È proibito per voi angeli custodi scendere sulla Terra” sibilò ad un soffio dalla pelle lacerata di Umabel.
Un riso di scherno stese le sue labbra bagnate dl suo stesso sangue “
E chi ti dice che io, Umabel, un Angelo del Signore, sia sceso sulla Terra?” la sua voce parve stanca, ma il tono era più tagliente di quella lama che aveva tormentato la sua Grazia.
Raziel grugnì frustrato e sentì la rabbia crescere in lui, spaventosa e inarrestabile.
La presa sulla lama si fece nuovamente salda, il braccio alzato a mezz'aria, pronto a colpire.
Umabel fissò Raziel in volto. Non disse una parola e nei suoi occhi non si vedeva quella paura che Raziel avrebbe tanto voluto leggervi.
Sarebbe bastato un affondo per togliere la vita all'angelo custode e Raziel era deciso a farlo.
“
Fermati Raziel” tuonò una voce alle sue spalle.
La spada gli scivolò tra le mani e tintinnò a terra, leggera.
“
Gabriel” disse tra i denti, volgendo lo sguardo verso il messaggero di Dio.
“
Non puoi uccidere Umabel” la voce ferma dell'Arcangelo non lasciava spazio a repliche ma Raziel lo ignorò comunque “
È un mio sottoposto” sbraitò. Lo sguardo folle, la bocca piegata in una terribile smorfia.
“
Non spetta-a te-DECIDERE” urlò. Raziel non ebbe il tempo di ribattere, né di scusarsi, uno schiocco di dita di Gabriel e scomparve.
Umabel si lasciò andare ad un sospiro di sollievo mentre Gabriel liberava le sue braccia dalle pesanti catene, poi l'Arcangelo posò due dita sulla fronte sporca di sangue rappreso dell'angelo, guarendolo così dalle ferite.
“
Ti avevo detto che avere dei prediletti poteva pericoloso” sentenziò cercando, negli occhi dell'angelo, un perché a quel folle gesto.
Ma lo sguardo di Umabel era indecifrabile e imperturbabile “
Non capisco a cosa tu ti riferisca” disse seccamente, facendo per abbandonare la stanza.
Gabriel lo fermò, trattenendolo per un braccio “
Non prendermi per un idiota, Mabe. So della tua piccola fuga sulla Terra” sussurrò preoccupato.
Un sorriso stanco si dipinse sulle labbra dell'angelo “
Sei proprio sicuro di essere l'angelo più adatto a farmi una ramanzina, Gabe?” rispose, liberandosi dalla morbida presa di Gabriel.
Umabel sapeva che la strada che aveva iniziato a percorrere era pericolosa eppure non vi era altra strada che volesse percorrere.
1999
Cutler Bay era forse l'unica città di tutti gli Stati Uniti d'America in cui i Winchester si erano soffermati più volte.
John si era reso conto che a nessuno dei suoi due figli dispiaceva particolarmente - se non affatto - bivaccare nel salotto dei Dalton mentre lui discuteva di un caso insieme a Blake.
Parcheggiarono in Sterling Drive affiancando l'inconfondibile furgoncino Volkswagen bianco e blu che apparteneva da sempre a Blake Dalton.
“
Si deciderà mai a cambiare quel rottame?” brontolò Dean scendendo dall'auto. John rise appena “
Io non cambio la mia auto dal 1973 e non ti sei mai lamentato” lo rimbeccò.
Il ragazzo fissò l'Impala e sorrise, allargando le braccia “
Ma l'Impala non è un rottame, è una signora auto!” esclamò.
Sam rise appena, scuotendo la testa prima di guardare speranzoso il padre “
Papà, possiamo andare a prendere Amethyst a scuola?” domandò.
Blake si schiarì la voce mentre avanzava nel vialetto di ghiaia “
Non dovresti chiederlo a me, giovanotto?” disse con la risata nella voce.
***
Amethyst chiuse l'armadietto e sospirò rassegnata, facendo roteare gli occhi quando si ritrovò di fronte Troy Acosta in tutta la sua altezza “
Che cosa vuoi, Troy?” chiese stancamente issandosi la tracolla in spalla.
Il ragazzo la guardò spaesato, aspettandosi che lei, come tutte le altre, gli sorridesse svenevolmente portandosi indietro i capelli con un gesto sensuale del capo.
“
Vai, Big T.!” lo incitò uno dei suoi amici, spingendolo appena. Troy sorrise sfrontato “
Non manca molto al ballo...vieni con me?” disse sicuro di se.
Amethyst inarcò un sopracciglio. Si aspettava che Troy le proponesse di andare al ballo scolastico insieme, ma lei non aveva nessuna voglia di andarci. Specialmente con lui.
“
No” disse semplicemente, stringendosi appena nelle spalle e superandolo per dirigersi all'uscita, lasciando basiti i due ragazzi.
Troy Acosta non era abituato a ricevere un due di picche e Amethyst uscì dalla scuola inseguita dagli insulti delle tante ragazze che avrebbero voluto essere al suo posto, ma a lei quello non interessava.
Alice Walcott, la sua migliore amica, le si avvicinò con aria sconvolta, gli occhi nocciola sbarrati, la bocca rosea a formare una comica “O” per qualche istante “
Tu...hai detto di no a Troy Acosta?” domandò finalmente dopo diversi attimi di silenzio durante i quali Amethyst si chiese se l'amica avesse perso l'uso della parola.
La bionda ridacchiò, gettando la testa all'indietro con un'espressione noncurante e annoiata “
Andiamo, non è mica un Dio” disse in uno sbuffo.
Alice la guardò come se fosse impazzita e sgranò ancora di più gli occhi leggermente truccati “
Lo è per noi disperate ragazze del liceo, specialmente ora che il ballo si avvicina!” esclamò “
Troy Acosta è il ragazzo più desiderato della scuola, è il capitano della squadra di football e sarà il Re del ballo” disse agitata come se stesse parlando di una questione di vita o di morte.
Amethyst si arrestò, parandosi davanti all'amica che per poco non le rovinò addosso “
Woah frena! Prima di tutto: io non sono disperata” l'amica la interruppe sbuffando, roteò gli occhi e la indicò con un gesto molle della mano “
Certo, tu sei carina. Alta. Bionda. Occhi azzurri. Fisico da modella.”
Amethyst la ignorò “
Non ho neanche intenzione di andare a quello stupido ballo. E in secondo luogo Troy Acosta, che sarà pure carino, è un idiota patentato!” disse allargando le braccia e rischiando di colpire in pieno viso un ragazzo del primo anno.
Alice la guardò con un'espressione a metà tra il deluso e lo sbigottimento, poi fissò qualcosa alle spalle dell'amica e aggrottò le sopracciglia, confusa “
Scusa, ma non sei candidata a Reginetta?” chiese indicando il poster alle spalle di Amethyst.
La ragazza la guardò con aria spaesata prima di voltarsi e vedere il poster che la raffigurava insieme ad una grossa scritta sull'azzurro che con un elegante font diceva “
Vota per Amethyst Dalton”.
Respirò profondamente e strinse i pugni “
Dane!” esclamò a denti stretti avendo capito chi aveva osato candidarla senza prima renderne conto a lei “
Giuro che lo ammazzo” ringhiò strappando il poster dal muro.
Alice rise nervosamente “
In effetti mi sembrava improbabile che fosse opera tua, ma non mi sembra il caso di ammazzare Dane” disse tentennante.
Amethyst sbuffò e la ignorò ancora una volta mentre a passo di marcia si dirigeva fuori dalla scuola dove era certa che avesse trovato Dane, colui che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico ma che invece l'aveva appena pugnalata alla spalle.
Dane sapeva quanto Amethyst odiasse quel genere di cose. Odiava la popolarità, odiava i balli scolastici e odiava Troy Acosta e la sua combriccola di ragazzi e ragazze popolari.
Lo trovò nel cortile, appoggiato al suo motorino mentre fumava una sigaretta, Alice la seguiva con passo veloce per cercare di evitare una catastrofe.
Il ragazzo non appena la vide si affrettò a spegnere la sigaretta e iniziò a mormorare delle scuse, proteggendosi il volto - e gli occhiali - con le braccia “
Non è stata una mia idea, te lo giuro! Mezza scuola voleva che ti candidassi, non vogliono che vinca Judith” disse srotolando quelle parole con velocità e senza respirare.
Amethyst gli diede un colpo a braccio “
E tu hai pensato bene di accettare senza consultarmi, vero?”. Dane la guardò con aria colpevole ben sapendo che Amethyst non sapeva resistere ai suoi occhioni blu.
Infatti la ragazza si calmò, sbuffò e incrociò le braccia sotto il seno “
Comunque al ballo non ci vado” disse in tono stanco.
Alice le afferrò un braccio “
Oh. Mio. Dio. Ma quello è Dean Winchester!” esclamò con voce strozzata.
Amethyst si voltò subito in direzione dello sguardo dell'amica.
Dean Winchester era proprio lì, appoggiato all'Impala.
Affianco a lui suo fratello Sam, più alto di quanto Amethyst si ricordava.
Con un gran sorriso corse loro incontro saltando in braccio a Dean che rise stringendola a se “
Sei per caso felice di vederci, scheggia?” domandò il maggiore mentre lei abbracciava Sam.
“
Papà non mi ha detto che sareste venuti!” disse lei in tono entusiasta, continuando a sorridere e totalmente incapace di smettere.
Alice a Dane si avvicinarono al gruppetto, Alice con espressione estasiata a Dane che osservava con attenzione.
Amethyst soffocò una risata, presentando i suoi amici ai fratelli Winchester prima di salutarli e andare così a casa.
“
Posso stare davanti?” disse facendo gli occhi dolci a Sam. Il ragazzo sospirò rassegnato aprendo la portiera posteriore per sedersi dietro.
***
Blake si passò le dita sugli occhi stanchi e chiuse il libro sul quale stava studiando con violenza “
Avanti, John! È palese che si tratti di un comune fantasma” disse in tono lamentoso.
John sospirò, gli occhi segnati da profonde occhiaie lasciavano intuire quanto poco avesse dormito in quei tre giorni passati a Cutler Bay “
Sì, probabilmente hai ragione tu” disse stancamente, lanciando un'occhiata a Dean, seduto al suo fianco.
Il ragazzo non sembrava del tutto convinto “
Hey, ragazzi! Voi che ne pensate?” disse richiamando l'attenzione di Sam e Amethyst seduti sul divano a guardare passivamente la TV.
Amethyst fece un largo sorriso e corse nello studio del padre. Sam, meno entusiasta, la segui a passi strascicati e si sedette accanto al fratello lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia.
In religioso silenzio, Amethyst lesse tutte le notizie riguardanti le misteriose morti avvenute a Goulds in quegli ultimi giorni, confrontando il tutto con le vecchie leggende presenti nei libri di suo padre.
Aggrottò le sopracciglia e sollevò lo sguardo verso il padre “
Perché sei così sicuro che si tratti di un fantasma?” domandò scettica “
Potrebbe essere una Banshee!” concluse con convinzione.
Dean la osservò e le sue labbra si incresparono in un sorriso soddisfatto e di ammirazione, ma Blake scoppiò in una fragorosa risata “
Le Banshee non sono spiriti maligni, Amethyst” disse rudemente.
Amethyst non si lasciò intimorire dalla sguardo severo del padre “
Queste uccisioni sono iniziate dopo la morte di Killian O'Reilly, capostipite di un'antica e importante famiglia irlandese. Lo sai cosa dicono le leggende sulle Banshee: quando muore un membro di un'importante famiglia, la Banshee che protegge la famiglia si dispera e col suo pianto è in grado di uccidere” sentenziò decisa, lo sguardo fisso sul padre che non sembrava voler dare retta alla figlia.
“
Sono stanco, Ame, non ho voglia di starti a sentire dire stronzate. Escludo categoricamente che si tratti di una Banshee” disse in un tono che non ammetteva repliche.
Amethyst si alzò di scatto facendo cadere la sedia con un sonoro tonfo “
Lo escludi categoricamente solo perché te lo sto dicendo io? Lo sai che sono brava, ma sei troppo orgoglioso per ammettere che ti stai sbagliando e che io ho ragione” gridò con rabbia, gli occhi azzurri sgranati e le mani posate saldamente sul tavolo.
Blake le diede uno schiaffo che le fece voltare il viso lasciando tutti basiti “
Blake, non avresti dovuto farlo” lo rimproverò Dean “
Non dirmi come trattare mia figlia, ragazzo. Non sei un padre e non hai idea di come ci si comporti” disse con calma.
Amethyst abbandonò lo studio senza dire una parola.
***
“
Hey, tutto bene?” Amethyst sollevò lo sguardo verso Dean, appoggiato allo stipite della porta della sua stanza.
Gli occhi azzurri erano arrossati dal pianto, ma sorrise al ragazzo che erano ancora più bello di quanto ricordasse.
Sospirò e annuì, tirando su col naso. Da sotto il letto tirò fuori una grossa scatola di legno e prese un lucente pugnale d'argento “
Una Banshee si uccide tagliandole la testa con un pugnale d'argento impregnato d'erica cresciuta in Irlanda” disse porgendo il pugnale a Dean.
Il ragazzo lo prese, sorridendo per poi stringere in un abbraccio Amethyst che affondò il viso nell'incavo della sua spalla “
Gli guarderò le spalle, te lo prometto. E ucciderò quella Banshee” mormorò Dean con dolcezza.
Amethyst sollevo lo sguardo e sorrise “
Grazie. E grazie per credere in me anche quando mio padre non lo fa” disse prima di scoccargli un bacio sulla guancia.
Dean le scompigliò i capelli e rise “
Figurati, scheggia. È un piacere” disse cingendole le spalle con un braccio e accompagnandola al pian terreno. John e Blake erano già pronti alla partenza e aspettavano in auto solamente Dean.
Sul tavolo del soggiorno vi era una grossa scatola con un fiocco blu. Dean la indicò “
Da parte di tuo padre” disse dandole un buffetto sulla guancia.
Amethyst si avvicinò al tavolo e prese il biglietto posato sulla scatola.
Dane e Alice mi hanno detto che diventerai Reginetta. Spero ti piaccia.
Con affetto, papà.
Amethyst si lamentò appena ma aprì la scatola tirando fuori un abitino blu notte, con una scollatura a cuore decorata da minuscoli brillantini che seguivano la linea dei seni.
Sam scoppiò a ridere “
Ora si che sei costretta ad andare al ballo” disse canzonandola. Si guadagnò un'occhiata truce da parte della ragazza che ripose il vestito dentro la scatola con una smorfia.
Dean si schiarì la voce “
Ame, devi dirmi se ti piace, tuo padre lo vuole sapere” disse indicandosi dietro le spalle, in direzione dell'Impala dove John e Blake ancora aspettavano.
Amethyst sbuffò “
Digli che mi piace ma che non andrò a quello stupido ballo” disse acida.
Dean ridacchiò e uscì di casa salutando i ragazzi.
“
Perché ti ostini a non volerci andare? Hai ricevuto anche diversi inviti” le chiese Sam, cingendole le spalle “
Non mi piace nessuno di quei ragazzi” mormorò seguendo Dean, che saliva in auto, con lo sguardo.
Sam guardò nella sua stessa direzione e chiuse gli occhi
“Dimmi che stai scherzando...Dean, sul serio?” disse un poco affranto, chiaramente dispiaciuto per la sua amica.
Amethyst lo guardò sconsolata “
Ho una cotta per lui da circa tre anni” ammise “
Ma lui non deve saperlo” si affrettò a dire minacciosa.
Sam le sorrise, scostandole i capelli biondi dal viso “
Non glielo dirò Amethyst” la rassicurò abbracciandola.
Amethyst si strinse a lui “
Perché non può essere amore?” chiese, forse più che altro a se stessa.
Why can't this be love (Perché questo non può essere amore) è il titolo di una canzone dei Van Halen.
Questo è l'abito che Blake ha regalto a Amethyst.Edited by Robin‹-« - 29/12/2014, 16:13